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L'ICAO sarà dedicato alla figura di Raffaele Laporta

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Lunedì 13 Maggio 2013 23:27

"Raffaele Laporta e la sua lezione ancora attuale" è il tema del convegno in programma per venerdì 17 maggio alle 15.30 in occasione dell'intitolazione dell'Istituto comprensivo alto Orvietano di Fabro. Il convegno è patrocinato dai Comuni di Fabro, Parrano, Ficulle, Monteleone d'Orvieto, Montegabbione e San Venanzo, dalla Direzione Scolastica Regionale, dall'assessorato alla pubblica istruzione della Regione Umbria e dalla facoltà di Scienze della Formazione dell'Università di Roma Tre. Sono previsti interventi dei suoi allievi: Maurizio Trittico ("La Difficile Scommessa"), Alba Porcheddu e Maria Elisa Muzi ("Laporta maestro e pedagogista"), Alessandro Baldi ("Raffaele La porta e la Treccani. La formazione di qualità"), Lidia Carta e Giuseppe Greco ("Cosa ha insegnato a noi studenti"). Sono stati invitati a portare un loro contributo Gaetano Domenici Preside della Facoltà Scienza della formazione Università di Roma Tre, Paolino Serreri e Carmela Covato, docenti presso l'Università di Roma Tre. La conclusione dei lavori è affidata a Marco Rossi Doria, sottosegretario di Stato al Ministero della Istruzione, Università e Ricerca. Chi è Raffaele Laporta? E' stato responsabile per alcuni anni di una delle esperienze più significative di educazione comunitaria, ovvero la Scuola-Città Pestalozzi di Firenze; ha operato in prima persona per il rinnovamento della scuola, partecipando ai movimenti associativi degli insegnanti, teorizzando e traducendo sul piano operativo nuove prospettive per ciò che riguarda le finalità, gli aspetti relazionali, organizzativi e metodologici dell'attività formativa. Fu sua l'idea, mentre era direttore della Scuola-Città Pestalozzi, nel 1958, di far nascere il Collegio degli insegnanti che doveva determinare la linea educativa della scuola, ed il Consiglio di Direzione, precursori degli Organi Collegiali ancora in vigore. E' stato uno dei promotori più attivi della Riforma della scuola media unica come scuola per il completamento dell'obbligo scolastico. E' di chiara origine laportiana la definizione della scuola contenuta nel decreto che istituiva nel 1974 gli Organi Collegiali per la partecipazione alla gestione della scuola: " una comunità che interagisce con la più vasta comunità sociale e civile". Ha insegnato nelle Università di Cagliari, Bologna, Firenze, Roma e Chieti quale docente di Pedagogia. Emerito dal 1992. E' stato inoltre uno dei primi a pensare e cercare di attuare il fatto che la scuola dovesse occuparsi anche degli adulti. Per lui essere insegnante non poteva essere assolutamente disgiunto dall'essere cittadino in modo attivo e consapevole. La libertà è per lui il volano dell'educazione poiché è assunta come fine e contemporaneamente contenuto dell'esistenza umana. Una scuola capace di formare personalità democratiche è soltanto quella capace di impegnare i suoi alunni in con- crete, vissute e sofferte esperienze di democrazia, pur nei limiti consentiti dalla loro età ( in La Comunità Scolastica La Nuova Italia Firenze1963). Da qui nasce anche la sua "fede" nella laicità dello Stato e quindi dell'educazione: l'Assoluto pedagogico, l'educazione come compito prioritario della società democratica; per lui l'educazione al confronto costante, che si instaura e si alimenta nella democrazia, non ha nulla da imporre, sollecita solo la riflessione ed il dibattito, da cui tutti possono apprendere, per migliorare se stessi conoscendo gli altri. "La battaglia del laicismo non è mai stata contro una religione, ma contro l'intolleranza religiosa; non è mai stata contro i dogmi di una fede, ma contro i dogmatismi imposti attraverso forze retrive" (da "Nuovo cattolicesimo e impegno laico" in Scuola e Città n.6/1969). Si dichiarava non credente ma non ateo, perché riteneva che la questione della fede deve sempre essere lasciata aperta, non tanto alla riflessione razionale, ma ad un "riverbero" della persona totale. (v. lettera del 20.03.1996 a Norberto Galli). Ciò per Laporta riguardava tutte le confessioni religiose tradizionali ed insieme le idee e gli ideali equivalenti dei non credenti. "Autoritarismi, razzismi, dispotismi, dogmatismi: tutti il medesimo peccato contro la libera assunzione di una fede, che è in definitiva l'assunzione di se stessi" (v. lettera dell'8.1.1993 a Norberto Galli). Lui propendeva al dialogo, al confronto, all'interlocuzione con le chiese, al fine di trovare motivi di convergenza non tanto sotto il profilo teoretico, quanto dell'educazione e della scuola. Sui problemi concreti, secondo lui, della vita civile e dell'educazione, si trovava senz'altro di che andare d'accordo, anche tra persone di fedi diverse. La laicità dello Stato richiede la laicità della scuola, come garanzia di perpetuazione nel futuro della libertà di coscienza attraverso la libertà dell'educando, che dell'educazione è al tempo stesso il fine e la condizione ("Educare al senso della vita nella scuola di Stato" 2001). Lo spirito del convegno vuole essere una riaffermazione del ruolo cruciale della formazione nei destini individuali e sociali, messaggio permanente dell'azione e dell'opera del Nostro. Riaffermarlo oggi in un momento in cui dell'azione educativa si discute principalmente come di una questione di risorse economiche, ci sembra importante e utile per le prospettive generali in cui si dibatte il nostro Paese a tutti i livelli.
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