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Manovra aggiuntiva ? Guerra, i comuni faranno la loro parte, ma occorre serieta? e chiarezza o a pagare saranno solo i cittadini di migliaia di piccole comunita?

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Lunedì 15 Agosto 2011 04:36

[13.08.2011] - Capita purtroppo che nei momenti più difficili per un Paese vi sia spazio per la farsa, la demagogia più becera e la mancanza di serietà e consapevolezza nell'affrontare i problemi, dichiara Mauro Guerra, Coordinatore Nazionale ANCI dei piccoli Comuni.
Esemplare la vicenda della manovra rispetto ai piccoli Comuni. Con incredibile faciloneria si parla di accorpamento dei comuni sotto i 1000 abitanti senza che ancora sia stato chiarito se si tratti di fusione o di obbligo di costituzione di unioni di comuni, che sarebbe bene tutti sapessero essere due cose diverse, o di cos'altro ancora. Nell'incontro di ieri il Ministro Calderoli, espressamente interpellato in proposito, ha parlato di unione e non di fusione. Non si comprende ancora se questo obbligo sarà accompagnato dalla soppressione, in quei comuni, di giunte e consigli, lasciando solo la figura del sindaco. Attendiamo il testo del decreto. Ma si giunge al ridicolo ed all'offesa vergognosa per migliaia di amministratori di piccoli comuni i cui ruoli di consiglieri comunali (19 ? 20 euro lorde a seduta per 3-4 consigli all'anno, e che spesso vengono lasciate nelle casse dei comuni o devolute in assistenza) e di assessori (nei comuni sotto i mille abitanti l'indennità di un assessore arriva alla esorbitante cifra massima di 130 euro lorde al mese, quando percepita), vengono indicati come uno dei piatti forti dei tagli ai costi della politica. Indennità che spesso non vengono neppure percepite o che risultano ulteriormente dimezzate quando l'amministratore, come nella maggioranza dei casi per i piccoli comuni, è un lavoratore dipendente. I titoli dei giornali sui tagli di 54.000 poltrone sono riferiti anche a queste ?poltrone? ?
I consiglieri, gli assessori e i sindaci dei piccoli comuni, con quelle indennità, senza rimborsi spese, sono in realtà dei volontari della partecipazione democratica e dell'impegno civile e sociale di questo Paese. Il loro ufficio spesso è la piazza del paese.
Allora occorre però domandarsi: Si vuole riorganizzare il sistema degli enti locali, renderlo più efficiente ed efficace ? Si vuole discutere del destino e del ruolo dei piccoli comuni, della necessità di gestioni associate per dare servizi adeguati, anche di fusioni ? Si vuole discutere seriamente di come si garantiscono comunque i servizi essenziali alle migliaia di piccole comunità del nostro Paese ? Siamo pronti al confronto. Abbiamo da anni messo in campo proposte ed esperienze concrete inascoltate. Da anni invochiamo gli esempi della Francia e di altri Paesi. Si apra un confronto serio sull'intero sistema delle autonomie, per riforme attuabili e sensate, soprattutto utili ai cittadini. Ci si risparmi la farsa di operazioni improvvisate e magari dannose per le nostre comunità, nascoste dietro il vessillo dei tagli ai costi della politica.
Oltretutto con la progressione dei pesanti tagli ai trasferimenti che sono ulteriormente previsti e che si sommano a quelli già pesantissimi di questi mesi ed anni, siamo vicini al momento in cui i comuni dovranno chiudere non perchè troppo piccoli, ma perchè impossibilitati ad assolvere le loro funzioni, a garantire servizi essenziali e quindi diritti, coesione sociale, possibilità di crescita e sviluppo ai loro cittadini, alle famiglie, alle imprese. Una grande riforma di semplificazione: il deserto delle politiche sociali e di sviluppo per la nostra gente. Metteremo in campo tutte le nostre forze contro questa prospettiva. Nell'interesse non degli amministratori dei piccoli comuni ma dell'Italia.
In questa situazione drammatica anche i piccoli Comuni sono pronti a fare la loro parte, pur essendo i primi ad aver iniziato da anni a razionalizzare il sistema ?accorpandosi? volontariamente per garantire ancora i servizi ai cittadini. Ciò che non è accettabile è di essere ?accorpati? non si sa bene ancora come e ?tagliati? solo perché ?di troppo?? o perché parte della ?casta?; ma quale casta? Quali auto blu da tagliare? Qualche vecchia Panda? Forse.
Già in tempi non sospetti, abbiamo sempre sostenuto le Unioni, quando molti ancora non ne comprendevano l?importanza o addirittura le contrastavano; adesso tutti le invocano perché i piccoli comuni sono troppi e costosi?
In Italia i Comuni sono 8.092, in Germania i Comuni sono 12.104, in Francia 36.682 di cui il 90% con meno di 2000 abitanti, in Spagna 8.116, in Austria 2.357 con 8 milioni di abitanti, in Svizzera, che ha meno abitanti della Lombardia che ha 1500 Comuni, i Comuni sono 2516. Vogliamo dire quindi che Germania, Austria, Svizzera, Francia, sono Paesi con sprechi e inefficienze nella Pubblica Amministrazione solo perche? hanno molti Comuni ?.
Troppi comuni per chi? Per i cittadini ai quali eroghiamo ancora almeno i servizi essenziali? Per i nostri giovani e gli anziani? La loro vita nei piccoli Comuni è già messa a dura prova, asili nido, servizi scolastici, assistenza socio sanitaria, ospedali in ?liquidazione?, uffici postali fantasma o a singhiozzo, tutto è ormai ridotto all?osso.
E? evidente che il tema non sta nel numero in se, ma in come e? organizzato e funziona l?intero sistema istituzionale, centrale e locale di un Paese. Ed e? esattamente di questo che, al di la? delle improvvisazioni, chiediamo da tempo che si discuta. Siamo pronti a ragionare di norme che portino ad un serio processo di riordino istituzionale territoriale del nostro Paese, evitando duplicazioni e sovrapposizioni nell?esercizio delle funzioni, semplificando la rete delle istituzioni locali, garantendo alle comunita? locali l?adeguatezza dei loro Comuni nel gestire tali funzioni fondamentali, attraverso gestioni associate obbligatorie con Unioni di Comuni ed anche processi volontari ed incentivati di fusione, laddove cio? sia piu? utile e valido per quei territori.

(da www.anci.it)

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