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La lunga guerra dei Bandini ed il "Trattato per Monteleone"

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Martedì 20 Settembre 2011 22:17

 La signoria dei Bandini di Castel della Pieve è al servizio delle armate della Repubblica di Firenze e della Serenissima.

Cesario Bandini è la figura più notevole ed illustre della sua casata: nel 1491 sposa Donna Marsilia, (o Manfilia) dei Conti di Montemarte da Corbara. La Contessa pretende dai fratelli il castello di Monteleone: tale richiesta apre una vicenda che, anche a causa delle lungaggini giudiziarie, finisce in un lungo conflitto (1491-1497).

In quell'anno, grazie all'aiuto degli Orsini, Cesario e Bandino occupano il castello di Monteleone ed entrano in lite con Orvieto. Sempre nell'estate del 1491, il condottiero di ventura pievese, penetra nell'orvietano con Guido e Rodolfo Baglioni e conquista anche Montegabbione, Fabro e Salci.

Nel novembre 1493 interviene Papa Alessandro VI che, da Orvieto, ordina a Bandino di abbandonare Monteleone e le altre terre occupate.

Nell'estate del 1495 Bandino apre di nuovo le ostilità con continue minacce ad Orvieto; Giulio e Paolo Orsini, su incarico di Cesare Borgia, detto Il Valentino, premono inutilmente nei suoi confronti per farlo desistere dall'offensiva. La sua azione contro Orvieto volta a recuperare Monteleone prosegue anche nel 1496.

Sempre in quell'anno Camillo Vanvitelli (Città di Castello 1459 ? 1496) e suo fratello Paolo (1461 ? 1499 ottobre) sono assoldati dai francesi contro gli aragonesi; i due persuadono anche Virginio Orsini (1445 ca. - 1497 gennaio) a seguirli nell'impresa: nelle loro azioni saccheggiano Monteleone - perché gli abitanti negano loro le vettovaglie - ed ottenengono con l'uso della forza gli alloggiamenti per le truppe. Camillo Vanvitelli piomba anche sulla vicina Castel di Fiori (Montegabbione), la espugna ed uccide tutti gli abitanti, compresi i bambini.

Dell'episodio questo racconta Francesco Guicciardini:

« ...atteso che Virginio, raccolti al Bagno a Rapolano, e poi nel Perugino, dove dimorò qualche giorno, molti soldati , andava con gli altri della casa Orsina verso gli Abruzzi, e al medesimo cammino andavano con la compagnia loro Camillo, e Pagolo Vitelli. A quali denegando di dare vettovaglie il castello di Montelione, fu da loro messo a sacco, da che spaventate l'altre terre della chiesa, dove avevano a passare, non si ritenendo per i gravi comandamenti fatti in contrario dal pontefice , concedevano loro per tutto alloggiamento, e vettovaglie... »  (Francesco Guicciardini, Collezione de' migliori autori italiani antichi e moderni vol. XV tomo I, stampato in Louvre 1837)

Sempre nel 1495 Vitellozzo Vitelli genero di Paolo Orsini, provenendo da Città di Castello con 200 uomini d'arme e 1800 fanti umbri, conquista Monteleone per il Bandino, prende i castelli di Ficulle e della Sala e mette sotto assedio anche la città di Orvieto. L'esperienza fatta con i francesi, gli permette di apportare nelle sue schiere ed artiglierie alcune importanti innovazioni; ha inoltre carri più maneggevoli, picche più lunghe di 70 centimetri ed addestra i suoi uomini al combattimento in quadrato, come gli svizzeri.

Nell'aprile 1497 Bandino perde Fabro ed inizia altre trattative di pace fino a giugno e, grazie al Baglioni, arriva una tregua che non viene rispettata da Orvieto. Dietro ordine del Papa Alessandro VI, le truppe pievesi subiscono un attacco a Monteleone dall'esercito guidato da Gentile Monaldeschi della Cervara che può contare su 66 cavalli leggeri, 160 fanti ed alcuni uomini d'arme fra cui: Michelotto Coreglia (Spagnolo. di Valenzia), Paolo Albanese, Pirro e Mario da Marsciano dei Bulgarelli. Nel 1497 anche Ludovico da Marsciano cerca inutilmente di mediare nel conflitto.

Il comune di Orvieto riconquista così il castello della Sala e sconfigge Ippolito Bandini, vicino a Ficulle.

Di Mario Bulgarelli Ferdinando Ughelli ricorda:

« Mario nacque a Sanguineto li XXV di marzo l'anno 1470. Seguitando il padre del mestiero delle armi, riuscì valoroso soldato; militò l'anno 1497 con quaranta cavalli, e con cinquanta fanti per il Commune d'Orvieto contro Bandino della Pieve per la recuperaratione di Monte Leone assieme con Pirro , e Alessandro suoi fratelli; e nell'anno istesso con li suoi uomini d'arme per la sudetta Città alla ricuperatione di Fabro: si dichiarò poi seguace di Giovanni Paolo Baglioni, e fiero nimico de' suoi fratelli »  (Ferdinando Ughelli, a cura di Maria Grazia Ottavini, Albero et Istoria della famiglia de' Conti di Marsciano, Roma 1667)

e questo scrive su di lui il Bolletti:

« Il Conte Mario di Antonio de' Conti di Marsciano militò con 40. cavalli, e con 50. fanti per Orvieto contro Bandino della Pieve, e ricuperò M.Leone e Salci; indi si dichiarò seguace di Gio. Paolo Baglioni, e nemico fiero de' suoi Fratelli, ai quali nel 1505. saccheggiò Parrano, e distrusse inumanemente gli altri loro Castelli... »  (Giuseppe Bolletti Notizie istoriche di Città della Pieve , Perugia 1830 )

Gli orvietani, forti delle vittorie conseguite, si accampano nei pressi di Città della Pieve, vicino la chiesa di Sant'Angelo e pongono un assedio che dura un mese; le artiglierie dei difensori però li costringono ad allontanarsi verso Montegabbione. Il Bandino ha così la possibilità di uscire dal castello con 20 cavalli e 30 fanti ed inseguire i propri nemici; cattura Paolo Albanese, che viene subito liberato mentre le altre truppe, alla cui testa vi è Pirro da Marsciano, sono sorprese e messe in fuga.

Dopo la vittoria, Bandino, si sposta ad Allerona con 25 cavalieri e 60 fanti, dà alle fiamme alcune case e razzia numerosi capi di bestiame; arriva fino a sotto Orvieto, depreda ancora bestiame, prende qualche prigioniero e sorprende in una imboscata carri con vettovaglie diretti a Ficulle. Corrado Monaldeschi gli si fa incontro e Bandino si vede costretto a ripiegare.

La situazione militare orvietana comunque non è delle migliori tant'è che si fanno avanti compagnie di ventura che si propongono quali risolutrici della guerra. Fra queste vi è la compagnia di un certo Brandolino (a nome di Antonello) che mette a disposizione di Orvieto una quantità notevole di truppe; prova ne è una lettera dell'8 luglio 1497, indirizzata ai conservatori della pace e scritta da Giulio, Prurito, Vispisiano e Pierfrancesco (si firmano solo con il nome) i quali informano:

« che...Stamattina è vinuto alla porta qui di Porano Brandolino in persona quale m'a offerto alla comunità d'Orvieto per parte del signor Antonello 400 balestriere per le imprese di Montelione et noi siamo qui vigilanti alla buona guadi di Porano; queste soldate fino adesso non anno fatto danno in sino qui »  (ASO, arch. St. com., lettere originali, b 691, fasc. 1/1)

 La guerra si conclude l'11 luglio 1497 con il ?Trattato di Pace di Monteleone?, che contiene pesanti condizioni per Orvieto e Monteleone. In particolare, Salci entra definitivamente a far parte del territorio dei Bandini e di Città della Pieve. Gli orvietani si assicurano, invece, proprio il castello di Monteleone, causa della guerra scatenata dai Bandini, quale feudo riservato al dominio Vaticano.

(tratto da Wikipedia di mpattuglia)

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